
Presentazione del libro (Armando Dadò ed., 2024).
Tra fine Ottocento e metà Novecento, molte giovani donne partirono dal Ticino, dalle valli dei Grigioni e dal Nord Italia per lavorare nelle fabbriche tessili della Svizzera tedesca. Poiché erano minorenni venivano internate in convitti per operaie – gli Arbeiterinnenheime – gestiti da religiose. Al di là delle finalità filantropiche dichiarate dai loro promotori, i convitti erano vere e proprie strutture di internamento, dove le giovani erano sottoposte a un regime di disciplina ferrea, a isolamento e private di autonomia. Il libro esplora questo fenomeno migratorio raccontando i motivi della partenza, le dure condizioni di vita delle giovanissime operaie e il ruolo ambiguo delle istituzioni religiose e industriali. Un viaggio nella storia dimenticata di queste «ragazze di convitto» costrette a una vita di sfruttamento e obbedienza che, con i loro sacrifici, aiutarono le proprie famiglie ma contribuirono anche alla prosperità dell’industria tessile svizzera.
Autrice: Yvonne Pesenti Salazar. Da sempre interessata alla ricerca nell’ambito della storia delle donne, come ci ricorda il volume Femminile plurale: itinerari di storia della donna in Svizzera dall’Ottocento ad oggi, da lei curato (1992), è stata responsabile della redazione di lingua italiana del Dizionario storico della Svizzera. Quindi ha diretto il Percento Culturale Migros Ticino ed è stata vicepresidente della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia. Dal 2021 è presidente degli Archivi Donne Ticino.
A colloquio con: Stefania Bianchi. Ricercatrice indipendente, già responsabile dell’Archivio storico della città di Mendrisio, docente presso il Liceo cantonale e ricercatrice associata del LabiSAlp. Si occupa di network migratori determinanti i legami socioeconomici e socioculturali costruiti in patria e all’estero. Ha pubblicato Uomini che partono (2018), comprendente una sezione dedicata alle donne, e Womens’s Voice. Echoes of Life Experiences in the Alp and Plain, curato con Miraim Nicoli (2023).
Introduce: Brenno Leoni, Archivio storico Città di Mendrisio.