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L’esposizione stabilisce un dialogo tra il gesto artistico e la parola degli otto tra i maggiori letterati italiani della seconda metà del Novecento, riveduti nelle vesti di critici d’arte, affiancando alle opere esposte citazioni tratte dai loro scritti in un’adesione poetica e formale pertinente al contesto storico.
La critica storico artistica italiana del Novecento ha avuto in Roberto Longhi una figura fondamentale e carismatica; figura imprescindibile per una generazione di “appassionati d’arte” – chi per professione o chi per passione – a partire dai tardi anni Trenta. Longhi è stato una figura studiata per le eccezionali qualità di storico dell’arte, ma anche per quelle, altissime, di scrittore. In un modo o nell’altro tutte le otto figure centrali che animano l’esposizione si rifanno alla sua lezione: la mostra prende spunto proprio dal noto principio di Longhi, “riconsegnare la critica, e perciò la storia dell’arte, nel cuore di un’attività letteraria”.
I testi raccontano, “traducono” in parole le opere di un folto gruppo di artisti. Ma non solo, essi ci conducono a un intreccio di situazioni che – con l’innesto dall’esterno di artisti prediletti – restituisce lo “spirito del tempo”. Tutti gli otto protagonisti collaborarono con giornali, riviste, cataloghi, e il loro forte interesse per l’arte visiva è già stato approfondito caso per caso attraverso varie pubblicazioni che restituiscono un profilo completo della loro attività nel campo della critica, con il loro modo particolare di avvicinare l’artista contemporaneo e la sua opera: chi votato maggiormente a una vera e propria critica d’arte, chi invece assumendo i panni del conoscitore rimanendo fedele al proprio terreno letterario. Tutti, comunque, alla ricerca di quella “equivalenza” tra scrittura e immagine, di un “parallelo” o di un “rispecchiamento” tra poesia e pittura. Di grado diverso il loro coinvolgimento nella critica artistica: Francesco Arcangeli, Roberto Tassi e Giovanni Testori la vissero come attività principale, mentre per Attilio Bertolucci, Francesco Biamonti, Dante Isella, Giorgio Orelli e Vittorio Sereni fu secondaria. Ma nonostante le peculiarità di ciascuno, insieme rappresentano lo specchio di un tempo, e questo grazie anche ai legami di amicizia fra di loro e all’interesse, che spesso li univa, per gli stessi artisti.
Strada maestra della mostra è quella che porta dall’informale degli anni Cinquanta al nuovo figurativo degli anni Ottanta, ma la rassegna dà anche spazio, in ragione della qualità degli scritti, ad alcuni precursori e a indirizzi formali estremamente differenziati. Tutti e otto i protagonisti sono legati alle tecniche tradizionali: pittura e scultura; tutti e otto, salvo Biamonti, sono legati alla medesima area geografica, dalla Lombardia all’Emilia, e alle loro radici romaniche; tutti e otto sono legati ad artisti amici contemporanei della regione padana: Morlotti, Francese, Afro, Della Torre, Valenti, Melotti, Ruggeri, Moreni, Mandelli, Dobrzanski, con uno sguardo però sulle dovute eccezioni come Burri o Leoncillo, Guttuso o Guccione, e un altro rivolto ai “fari” di riferimento del tempo fuori dall’Italia: Bacon, Giacometti, Sutherland, De Staël, Fautrier, Wols, Klee, Hartung, Varlin, Mušic, fino ai Neuen Wilden testoriani.
Artisti in mostra
Francis Bacon, Afro Basaldella, Giovanni Bianconi, Filippo Boldini, Giuseppe Bolzani, Luigi Broggini, Alberto Burri, Massimo Cavalli, Giancarlo Cazzaniga, Alfredo Chighine, Enzo Cucchi, Enrico Della Torre, Filippo de Pisis, Martin Disler, Edmondo Dobrzanski, Jean Fautrier, Renzo Ferrari, Gianfranco Ferroni, Rainer Fetting, Franco Francese, Samuele Gabai, Sergio Gagliolo, Federica Galli, Alberto Giacometti, Giovanni Genucchi, Piero Guccione, Renato Guttuso, Hans Hartung, Paul Klee, Pierluigi Lavagnino, Leoncillo Leonardi, Enzo Maiolino, Mario Mafai, Pompilio Mandelli, Mario Marioni, Roberto Matta, Carlo Mattioli, Fausto Melotti, Ubaldo Monico, Giorgio Morandi, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Zoran Mušic, Mario Negri, Giancarlo Ossola, Giovanni Paganin, Gianriccardo Piccoli, Tino Repetto, Sergio Romiti, Piero Ruggeri. Ruggero Savinio, Pierino Selmoni, Vittorio Sereni, Nicolas de Staël, Graham Sutherland, Mara Taggiasco, Vittorio Tavernari. Sandra Tenconi, Italo Valenti, Varlin, Wols.
Catalogo
I saggi introduttivi in catalogo sono firmati da Simone Soldini – cui si deve anche la scelta dei testi critici che affiancano le opere e di quelli in appendice – da Claudio Spadoni e da Antonio Rossi. Le schede introduttive alle otto sezioni sono redatte da Clelia Martignoni (Sereni), Renato Martinoni (Isella), Matteo Grassano (Biamonti), Silvia Trasi (Bertolucci), Ariele Morinini (Orelli), Giuseppe Frangi (Testori), Roberto Bazzocchi (Arcangeli), Ivo Iori (Tassi).
A cura di Simone Soldini e del Museo d’arte Mendrisio.
Un progetto di Simone Soldini.